Per agricoltura intensiva si intende un tipo di produzione che non tiene conto del ritmo della natura, ma mira a massimizzare la produzione e quindi a sfruttare la terra per produrre il più possibile.
Per far si che i frutti e gli ortaggi crescano in quantità più elevate, si fa largo uso di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti, in modo da rendere il terreno più produttivo possibile.
Si è verificato negli ultimi anni che l’utilizzo di queste sostanze porta ad un graduale impoverimento dei terreni.
Questo avviene perché:
Le aziende agricole tradizionali, perlopiù a carattere locale, per scelta o per mancanza di investimenti, non hanno modo di adottare gli stessi sistemi produttivi impiegati nell’agricoltura intensiva.
Va da sé che è molto più probabile che in una azienda a carattere locale ci sia un rispetto dell’ambiente e del terreno in cui si coltiva, molto maggiore.
I piccoli produttori locali, per adottare tecniche naturali, necessitano di spazi maggiori per produrre lo stesso quantitativo di frutta e verdura, ma questo permette di non sovrasfruttare il terreno.
Negli ultimi si sta dimostrando che l’uso di pesticidi è uno svantaggio per i piccoli produttori:
Sempre più produttori locali stanno tornando ad una produzione il più possibile naturale e tradizionale: quello che ne guadagna è senza dubbio la qualità dei prodotti!
Forse brutti, ma non nocivi e naturalmente più saportiti!
Secondo la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, 9 delle 12 sostanze chimiche organiche più pericolose e persistenti al mondo, sono isetticidi.
L’agricoltura intensiva necessita di meno spazio, si serve di lavoro manuale a basso costo o macchinari e prodotti chimici costosi e nocivi, per produrre di più. Possono permettersi un maggiore “scarto” di prodotto “brutto”.
Questo rende la competizione molto complicata per gli agricoltori tradizionali, i quali necessitano di spazio e lavoratori per produrre una minore quantità, ma puntando ad una qualità incomparabile.
Da quanto si può evincere dallo schema, le differenze sono sostanziali.
Le aziende agricole locali puntano alla qualità dei prodotti, cercando di mantenere la produzione ad un livello più naturale e non utilizzando tutti quei prodotti che vanno a danneggiare la terra, l’ecosistema e la salute. Questa produzione avrà sicuramente meno vantaggi a livello economico, a livello visivo e quantitativo, in quanto si sottostà agli eventi meteorologici o alla presenza di insetti nocivi per la salute delle piante. Se la stagione non sarà propizia, il margine di guadagno sarà inferiore.
La filiera corta o come si dice dal 2004 il km zero, offre al cliente una serie di vantaggi che si possono trovare solamente nelle aziende agricole locali.
Ad aggiungersi ai PRO sopra elencati, c’è da considerare il fatto che con l’acquisto diretto dal produttore al consumatore il prodotto non deve essere trasportato per lunghi tragitti, i quali rischiano di comprometterne la freschezza.
Non utilizzare intermediari permette di contenere i prezzi, mantenendo altissima la qualità del prodotto e permette al cliente finale di approcciare a una filosofia ecosostenibile, attenta all’ambiente e alla natura.
Questo aspetto è impossibile da raggiungere con l’agricoltura intensiva, perché in quelle strutture il raccolto viene trasportato e venduto nei supermercati o negozi alimentari. Spesso viene spostato tra varie regioni passando giorni sui camion, subendo lo sbalzo termico e altri cambi di temperatura che inevitabilmente danneggeranno il prodotto.
Questo, una volta arrivato al consumatore, non avrà conservato il sapore, né la freschezza, né tantomeno il giusto livello di maturazione.
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